Il peso del sale
Tuzla, situata nella parte nord-orientale della Bosnia-Erzegovina, è la “città del sale” (‘Tuz’ in turco significa sale) ed ha radici lontane, neolitiche. Grazie alla presenza nel sottosuolo di depositi di sale può infatti considerarsi uno dei più remoti insediamenti europei. Durante il periodo comunista, Tuzla è stata uno dei centri industriali e culturali più importanti dell’Ex Jugoslavia (SOLANA era la sola industria di sale presente sul territorio e copriva parte del mercato europeo). Nel corso della guerra in Bosnia, 1992-1995, è stato l’unico comune non governato dalle autorità nazionaliste. E, mentre il resto del paese si spaccava tra etnie, nazionalità e minoranze, Tuzla è rimasta tenacemente una comunità multietnica.
Oggi Tuzla è una città che sprofonda, giorno dopo giorno. Un centro storico che si sgretola sotto gli occhi dei cittadini. Crepe che attraversano case, fratture che tagliano in due marciapiedi. Dove non ha potuto la guerra, sta riuscendo invece nella distruzione una problematica geologica dal nome ben preciso: subsidenza.
Il fenomeno è legato allo sfruttamento incontrollato, nell’arco di un secolo, dei giacimenti di salgemma sopra i quali Tuzla è situata. L’estrazione indiscriminata di sale – iniziata ufficialmente nel 1906 e il cui apice è stato registrato nel 1982 con più di 2 milioni di metri cubi di acqua salata pompata – è stata realizzata attraverso pozzi di trivellamento che, scavando a una profondità media di 400-500 m., hanno modificato nel tempo le condizioni idrogeologiche del terreno. Ciò ha significato un grave abbassamento della superficie (nell’area centrale della città ha raggiunto i 17 metri) e conseguenti danni a edifici e infrastrutture cittadine.
In numeri: 25.000 milioni sono le tonnellate di sale estratte durante il periodo di sfruttamento minerario; 12 milioni i metri cubi corrispondenti alla “deficienza” generata; 2000 circa sono gli edifici crollati negli ultimi sessant’anni; 15000 il numero delle persone che hanno perso la loro casa. La parte nord-orientale di Tuzla corrisponde alla zona maggiormente danneggiata e sottoposta spesso a gravi inondazioni in caso di precipitazioni. In quest’area gli edifici sono stati completamente distrutti e le tracce delle faglie superficiali originali sono state cancellate dalle attività di riqualificazione. Ma c’é un ulteriore fattore a complicare la situazione di Tuzla. L’arresto dell’attività di estrazione mineraria, avvenuta nel 2007, ha generato in questi ultimi anni un conseguente ripristino e innalzamento del livello dell’acqua sotterranea aumentando così il rischio di un grave allagamento di intere aree cittadine. Nel 2005 un’indagine scientifica, sostenuta finanziariamente da un progetto di cooperazione tra il Comune di Tuzla, l’Università di Bologna (CIRSA) e la Provincia di Ravenna, ha dotato la cittadina bosniaca delle più moderne attrezzature di controllo della problematica con l’obiettivo di identificare e quantificare i principali fattori di rischio.
Il monitoraggio si è concluso nel 2008.
(Le immagini sono state scattate a Dicembre del 2014 e Luglio del 2015 in collaborazione con Michele Cirillo).
Un sincero ringraziamento a: Jasenko Đorđević, Francesco Stecchi (Università di Bologna), Jasmina Ovčina, Dina Begic, Hilmo Mujic, Edin Delic, Osman H. Avdic, Marida Paci, Rosy Santella.
The Weight of Salt
Located in the northeastern part of Bosnia and Herzegovina, Tuzla is the “city of salt” (‘tuz’ is the Turkish word for salt) and has neolithic origin. Thanks to salt deposits can be considered one of the oldest European settlements.
During the communist period, Tuzla developed into a major industrial and cultural centre in former Yugoslavia.(SOLANA was the only salt industry on the area and covered part of the European salt market). During the Bosnian war, 1992-1995, was the only municipality not governed by nationalist authorities. And, while the rest of the country was divided between ethnic groups, nationalities and minorities, Tuzla stubbornly remained a multiethnic community.
Today the city of Tuzla is collapsing, day after day. An old town center crushing under the eyes of the citizens. Cracks passing through houses, fractures cutting sidewalks. Where war could not operate, instead destruction is succeeding caused by a specify geological phenomenon: Subsidence. The collapsing phenomenon that affect Tuzla are the consequence of wild brine pumping activities carried out along the last 100 years.
The indiscriminate salt exploitation – started in 1906 and reached his maximum in the year 1982 with more than 2 million m3 pumped brine – has been carried out by means of 150 boreholes at an average depth of 400-500 m. and changing over time the hydrogeological conditions. This meant a serious soil sinking (in the central area of the city has reached 17 meters) and damage to buildings and urban infrastructure.
Here some number: 25 billion tons of salt are extracted during the mining; 12 million m3 of “deficiency” generated; about 2,000 are the buildings collapsed in the last sixty years; 15,000 the number of people who have lost their homes.The north-eastern part of Tuzla correspond to the area that have been mostly damaged by subsidence and often subjected to severe flooding in case of rainfalls. In this parts buildings have been completely destroyed and the traces of the original surface faults have been obliterated by the restoration activities. However another factor is complicating the situation of Tuzla. The stop of mining, which took place in 2007, has now generated a recovery and increase of the groundwater level. This means the risk of severe flooding of inner cities.
In 2005, the town of Tuzla, thanks to the collaboration with the University of Bologna (CIRSA, Italy) and the Province of Ravenna, installed one of the most cutting-edge equipment and technology in order to monitor this issue by identifying the main risk factors and quantifying their impact.
This project stopped in 2008.
(The images were taken in December 2014 and July 2015 in collaboration with Michele Cirillo)
A sincere appreciation to Jasenko Đorđević, Francesco Stecchi (University of Bologna), Jasmina Ovčina, Dina Begic, Hilmo Mujic, Edin Delic, Osman H. Avdic, Marida Paci, Rosy Santella.